Tornerà sul grande schermo nella notte più paurosa dell’anno il film cult di Stanley Kubrick: Shining. Ecco 5 cose che forse non sapevate

Shining, la pellicola di Stanley Kubrick basata su un romanzo di Stephen King tornerà nei cinema la notte di Halloween. Il capolavoro del regista americano, interpretato da Jack Nicholson e Shelley Duval, verrà proiettata in una versione restaurata di 119 per festeggiare i 40 anni di uscita del libro.

Ecco cinque fatti curiosi sulla pellicola, che tutti gli appassionati dovrebbero conoscere.

LA CAMERA 237 – Parlare di questo numero di camera è diventato ormai emblematico per tutti gli appassionati di cinema del mondo come sinonimo di stanza dei segreti o luogo del mistero. Tuttavia, in originale, Stephen King aveva scritto della camera 217. Il numero fu cambiato solo nella pellicola, in quanto i proprietari del Timberline Lodge Hotel – nel quale il film fu girato – chiesero di utilizzare un numero di camera che non esistesse nell’albergo reale. La ragione? La proprietà dell’Hotel temeva che dopo il film nessuno avesse voluto più alloggiare in quella stanza. Kubrick venne incontro agli albergatori, optando quindi per la non esistente 237. Tuttavia, l’effetto che si ebbe fu l’opposto: dopo la pellicola, numerosi visitatori arrivarono al Timberline Lodge chiedendo di alloggiare nella stanza numero 237. Ovviamente, non fu possibile accontentarli.

IL PICCOLO DANNY – Durante le riprese, Danny Lloyd, interprete del figlio di Jack e Wendy Torrance, non aveva la minima idea di quello che gli stava avvenendo intorno. A soli cinque anni, non sapeva nemmeno di stare recitando in un film horror. Gli furono nascoste gran parte delle scene più cruente e sanguinose. Inoltre, nella scena in cui Shelley Duval corre con il figlio in braccio, è stato sostituito da un manichino a grandezza naturale. Tutto questo per evitare che il bambino si spaventasse e potesse rimanere traumatizzato.

JACK NICHOLSON – Oltre a Nicholson, la produzione aveva pensato anche ad altri attori per ricoprire il ruolo del protagonista Jack Torrance. Si era parlato di Harrison Ford, ma anche di Robert De Niro e Robin Williams. Per tutti e tre, però, arrivò il veto di Kubrick, che non li giudicava sufficientemente psicopatici.

IL COPIONE – Il copione di Kubrick cambiava in continuazione: ogni giorno arrivava almeno una nuova modifica. Per ovviare alla confusione provocata da così tanti cambi, la produzione optò per uno stratagemma: stampare la sceneggiatura, di volta in volta, su pagine di colore diverso per assicurarsi che ogni membro di cast e staff avesse tra le mani la stessa versione. Faceva eccezione Jack Nicholson, che si limitava a leggere di giorno in giorno soltanto le nuove pagine che gli venivano consegnate.

STEPHEN KING – Nonostante Shining sia poi diventato un film di culto, l’autore del romanzo Stephen King non ha mai amato la trasposizione fatta da Kubrick. Tra tutti gli adattamenti cinematografici dei sui libri – rivelò anni fa – questo è l’unico che odia. “Il libro è caldo, il film è freddo. Il libro finisce nel fuoco, il film nel ghiaccio -dichiarò a Rolling Stones nel 2014 – Nel libro c’è un vero e proprio arco narrativo nel quale Jack Torrance è una brava persona e solo poi, lentamente, si muove in questo posto nel quale perde il senno. Per quanto mi riguarda, quando ho visto il film, ho trovato Jack completamente pazzo sin dalla prima scena.