“‘L’Arte di volerti bene’ conclude la mia trilogia ‘della felicità’, e forse è quello che ritengo più importante. Questo perché è un libro che va direttamente ai temi fondamentali della nostra esistenza, nella possibilità di essere felici o di non esserlo”. Lo scrittore Alberto Simone, autore dei best seller ‘La felicità sul comodino’ e ‘Ogni giorno un miracolo’, (oltre 60mila copie vendute), spiega così all’Adnkronos il senso del suo ultimo libro ‘L’arte di volerti bene’ (Tea). “Quello che propongo nel mio volume -spiega Simone- è proprio questa nostra incapacità a volte di volerci bene, che spesso accade per ragioni subdole di cui non ci rendiamo conto, come quello di giudicare troppo severamente noi stessi e la tendenza che abbiamo nel compiacere gli altri”. 

Volersi bene è qualcosa che possiamo mettere in atto in qualsiasi istante, ma deve partire da una decisione – è l’analisi dell’autore – e di solito la prendiamo quando ci rendiamo conto che il nostro livello di insoddisfazione, frustrazione o sofferenza è diventato intollerabile. Allora capiamo che abbiamo intrapreso un percorso sbagliato”. Avere dunque “un po’ più di considerazione per noi stessi, i nostri bisogni e la nostra natura è il punto di partenza per un percorso di rinascita della nostra esistenza”. Nel libro alcuni esempi concreti, “strumenti nella nostra ‘cassetta degli attrezzi’, come io li chiamo -svela Simone- che possiamo utilizzare in ogni momento”.  

Uno dei più importanti, secondo l’autore, “è senz’altro l’accettazione. Uno dei modi in cui ci torturiamo e ci facciamo del male è quando non riusciamo ad accettare le nostre fragilità, gli altri e la realtà”. Ma lo strumento risolutivo, quello che ci permette di raggiungere l’agognato senso di felicità, “è il perdono. Che non è soltanto qualcosa che attiene alla dimensione spirituale. E’ una vera e propria pratica terapeutica che noi possiamo mettere in atto, perdonando gli altri che continuano a farci soffrire per un torto che abbiamo subito magari tanto tempo fa oppure noi stessi, quando non corrispondiamo alle altissime aspettative che abbiamo su di noi”.