David Lynch è più di un regista: è un'idea di cinema. L'arte, nel suo caso, non riguarda solo i film che dirige, ma la sua stessa persona. Ecco il senso di “David Lynch: the art life” documentario presentato alla  Mostra del cinema di Venezia nel 2016, di Rick Barnes, Jon Nguyen, Olivia Neergaard-Holm, che uscirà nei principali cinema italiani il 20 febbraio in 70 sale nelle principali città italiane.

Leggiamo dalla nota stampa che il documentario "accompagna lo spettatore in un intimo e personale viaggio nel tempo, raccontando gli anni della formazione artistica di Lynch, dall’infanzia nella tranquilla provincia Americana fino all’arrivo a Philadelphia" Vengono quindi narrate le tappe del percorso che hanno portato Lynch a diventare uno dei più enigmatici e controversi registi del cinema contemporaneo: lo vediamo nel suo studio sulle colline sopra Hollywood, mentre racconta aneddoti dal proprio passato, come fossero scene da un suo film.

"L’opera mette anche in luce le paure, le contraddizioni e gli sforzi che Lynch ha dovuto superare durante la propria carriera, incontrando le persone che hanno contribuito alla sua formazione. Appare così evidente che già da giovane Lynch vedesse il mondo in modo diverso, assimilandone le ombre e impiegando i propri sogni fino a creare gli affreschi visionari che hanno ipnotizzato il pubblico di tutto il mondo. Questo film è dedicato alla più giovane figlia di Lynch ed è concepito come un diario privato da padre a figlia. Scostando il velo dall’icona, svela l’uomo David Lynch"

Penso che ogni volta – racconta Lynch nel documentario – in cui creiamo qualcosa, un dipinto così come un film, si parta sempre con tante idee, ma è quasi sempre il nostro passato che le reinventa e le trasforma. Anche se si tratta di nuove idee, il nostro passato le influenza inevitabilmente”.