L’adolescenza, il cambiamento, l’accettazione di sé, la scoperta della sensualità e dei sentimenti, raccontati così come sono e fotografati nella ‘bolla’ spazio-temporale di una piccola base militare Usa in Italia. Luca Guadagnino porta per la prima volta il suo inconfondibile stile cinematografico e la sua capacità di offrire dei ritratti psicologici veri e potenti in tv con ‘We are who we are’, una serie Sky-Hbo composta da otto episodi (ma il regista preferisce parlare di “un film in otto atti”), che debutta il 9 ottobre su Sky Atlantic e in streaming su Now Tv, preceduta dall’accoglienza trionfale ricevuta dalla critica internazionale, dopo la presentazione in prima mondiale al festival di San Sebastian. “Mi piace pensare che ‘We Are Who We Are’ sia una sorta di commedia umana – spiega il regista – che racconta come, ai giorni nostri, un gruppo di espatriati in una base militare vive le proprie idiosincrasie, desideri e nevrosi. Alcuni penseranno che ho dipinto un microcosmo utopista, ma in realtà racconto un mondo che riflette quello che siamo oggi: perché limitarsi a rappresentare soltanto la media di tutto ciò che accade nel reale? Fin da bambino, ho sempre rifiutato istintivamente questa lettura, questa interpretazione della vita”.  

I protagonisti sono due adolescenti americani che, insieme alle loro famiglie composte da militari e civili, vivono in una base militare americana in Italia, vicino Chioggia. “Invece di raccontare la periferia americana, che ormai è quasi uno stereotipo del cinema indipendente, abbiamo immaginato una comunità molto specifica come quella di un gruppo di soldati espatriati all’estero con le loro famiglie. Un microcosmo di militari che ricrea la propria America fuori dai confini del proprio Paese, in Italia”, spiega Guadagnino, che ha ambientato la storia tra la campagna elettorale per le presidenziali del 2016 e l’elezione di Trump e che ora si trova a vederla andare in onda alla vigilia delle nuove presidenziali. “Nella base come nella realtà ci sono dei personaggi pro Trump ma ci limitiamo a darne conto, per esempio con la battuta di una delle militari protagoniste che commenta la vittoria di Trump dicendo: ‘I tempi sono cambiati, piacciono le decisioni forti'”, dice Guadagnino, che poi aggiunge: “Se la serie è politica è perché in qualche modo apre lo sguardo sull’altro e dà voce, in modo meno edulcorato del mainstream, a una molteplicità di caratteri che sono piuttosto invisibili o poco rappresentati sugli schermi”.  

Così nei panni dei genitori dei protagonisti ci sono una coppia di donne militari sposate (interpretate da Chloë Sevign e Alice Braga) ma anche la moglie del militare che non si è mai ambientata e continua a guardare il meteo di Chicago e a fare il tifo per Trump (interpretata da Faith Alabi). “Ero davvero entusiasta di recitare in questa storia perché Guadagnino ritrae in modo libero, onesto e vero i giovani, che sono il nostro futuro. Penso che questa serie possa ispirare tante persone, soprattutto in un momento come questo dove sono aumentati pregiudizi e disuguaglianze”, sottolinea Alice Braga. “È importante che ci siano personaggi e temi che non si vedono normalmente in tv”, le fa eco Faith Alabi. 

Al centro del racconto ci sono due adolescenti: Fraser (interpretato da Jack Dylan Grazer) è un quattordicenne timido e introverso ma anche strafottente e a tratti rabbioso in famiglia, che da New York si trasferisce in una base militare in Veneto con la madre Sarah (Sevigny) e la compagna Maggie (Braga), entrambe in servizio nell’esercito statunitense; Caitlin (Jordan Kristine Seamón, al suo debutto davanti alla macchina da presa) è un’adolescente apparentemente spavalda e sicura di sé che vive da anni con la sua famiglia nella base e parla italiano. “Caitlin sembra sapere cosa vuole e sembra determinata a non fermarsi finché non l’ottiene. Ma non sa con altrettanta sicurezza chi sia veramente. E il suo viaggio di scoperta e trasformazione è quello che affrontano tutti in questo racconto”, dice la giovane attrice.  

Nella sua “prima volta in una serie” (ma Guadagnino sta già pensando ad una seconda stagione, “se i produttori mi seguiranno”, sorride), la maggiore preoccupazione del regista è stata “l’attenzione alla credibilità dei personaggi”, aiutata da un lavoro di casting egregio.  

Caitlin è infatti la figura cardine di un gruppo di amici, di cui fanno parte Britney (Francesca Scorsese, figlia di Martin, che ha trovato “fantastico girare con Guadagnino e anche cogliere le differenze tra lui e mio padre”), una ragazza schietta, arguta e sessualmente disinibita, Craig (Corey Knight), un allegro e bonario soldato di circa vent’anni, Sam (Ben Taylor), il geloso ragazzo di Caitlin che è anche il fratello minore di Craig, Enrico (Sebastiano Pigazzi), uno spensierato diciottenne del Veneto che ha un debole per Britney, e infine Valentina (Beatrice Barichella), una ragazza italiana. Ma nel cast ci sono anche: Tom Mercier, nei panni di Jonathan, l’assistente di Sarah; Spencer Moore II, che è Danny, il fratello maggiore di Caitlin; Scott Mescudi, che è Richard, il padre di Caitlin. “Un gruppo di attori straordinari e di presenze non banali. Alla fine devo dire che sono ‘poliamoroso’ rispetto a questo cast: li amo tutti”, dice Guadagnino. Mentre gli interpreti ricambiamo riempiendolo di complimenti. Jack Dylan Grazer, in primis, ma anche gli altri, apprezzano soprattutto lo spazio lasciato da Guadagnino all’improvvisazione e all’arricchimento dei personaggi da parte degli attori: “Luca ci ha dato tantissima libertà. La libertà di capire da soli chi fossero questi personaggi, vivendo e interagendo tra noi. È un genio. Ed è anche per questo che nella serie non ci sono personaggi basici, sono tutti pieni di sfumature”, dice il giovane e bravissimo Jack.  

Ma, nella serie, gli spettatori potranno divertirsi a scovare delle star anche tra le comparse: “Ci sono venuti a trovare sul set molti amici, come Timothée Chalamet, ai quali ho chiesto di fare un passaggio fugace davanti alla telecamera”, dice divertito il regista che nel frattempo sta lavorando alla scrittura del sequel di ‘Chiamami col tuo nome’ e al reboot di ‘Scarface’. “Vorrei chiarire un equivoco: quando penso di fare un omaggio a un cineasta che amo non vuol dire che l’unico mio paradigma o l’unica mia prospettiva sia rifare un suo film per appropriarmene o imitarlo. Il mio desiderio di celebrare un autore nasce dall’incontro emotivo, intellettuale e morale con delle figure maestose. Avendo divorato i loro film e le loro interviste, il mio omaggio è una sfida a ragionare, in un confronto ideale, con dei maestri che sento di poter interpretare grazie alla conoscenza del loro sistema intellettuale”, sottolinea Guadagnino che in ‘We Are Who We Are’ è showrunner, produttore esecutivo e sceneggiatore (con Paolo Giordano e Francesca Manieri), oltre che regista.  

La serie è prodotta da Lorenzo Mieli per The Apartment e Mario Gianani per Wildside, entrambe del gruppo Fremantle, con Small Forward, insieme a Guadagnino, Elena Recchia, Nick Hall, Sean Conway e Francesco Melzi d’Eril. “Quella di raccontare degli adolescenti americani in una base militare americana in Italia è stata un’idea sulla quale Luca, assieme a Paolo Giordano e Francesca Manieri, ha lavorato moltissimo, perché – credo – volesse accentuare il senso di estraniamento e di unicità che vivono i personaggi della storia. D’altronde non c’è momento in cui ci si sente più estranei ma allo stesso tempo più ‘centrali’ come durante l’adolescenza”, dice Lorenzo Mieli.  

Mentre Nicola Maccanico, Executive Vice President Programming Sky Italia, aggiunge: “Con questa serie Luca conferma la sua capacità fuori dal comune nello sfiorare le sensibilità private, nel raccontare le difficoltà di vivere nel mondo di oggi e dell’evoluzione della società e dei suoi costumi. In questo caso va addirittura oltre, perché indirizza sui teenager questa sua straordinaria capacità descrittiva degli stati d’animo, trattando la complessità dell’interazione con l’altro, la scoperta di sè, nell’età delicatissima e impenetrabile in cui tutto questo comincia. Siamo quindi molto orgogliosi di essere al suo fianco per il suo primo progetto televisivo”.  

(di Antonella Nesi)