di Ilaria Floris 

Il teatro al tempo del Covid? “E’ ancora più arrancante del solito, con questa spada di Damocle perennemente in bilico sulle nostre teste. Fino a qualche tempo fa, all’aperto si poteva avere paura del maltempo, al chiuso del traffico della partita di turno che ti toglieva spettatori, adesso c’è anche questo spettro del pubblico che ha paura di trovarsi tutto insieme in un posto chiuso”. E’ lo sfogo di Greg, al secolo Claudio Gregori che, conversando con l’Adnkronos, analizza la situazione del teatro in questo difficile momento storico. 

“Laddove le persone se ne fregano di ammassarsi negli apericena, o nello struscio sui corsi delle città o in spiaggia, a teatro invece pare che abbiano paura -affonda poi l’attore, che in questo momento in scena al Golden di Roma con la commedia ‘L’accendino magico’, scritta da lui stesso- Trovarsi come artisti sul palco, attorniati da un posto si un posto no, con persone con le mascherine per cui si avvertono di meno le sensazioni, le emozioni, le risate, i commenti, e avvertire una sorta di malessere delle persone che sono costrette da questa maschera che gli ricorda continuamente che siamo in un periodo di virus, è faticoso. Molto faticoso”. 

Come vede il futuro del teatro? “Sono fiducioso dal punto di vista del virus, perché passerà, ma non così fiducioso per la situazione generale del teatro in Italia -spiega Greg- Perché, anche se è leggermente migliorata la situazione, per via di una serie di musical che hanno portato un po’ più di persone al teatro, vedo poca ‘ciccia’, poca carne al fuoco. Credo che ci si debba dare una smossa, inventarsi qualche cosa, consorziarsi tra più teatri e fare qualcosa per agevolare l’approccio. Soprattutto per i bambini e i ragazzi, fare delle cose dedicate ed essere più attenti nella scelta degli spettacoli, dei cartelloni”. Questo perché “se uno va poco a teatro e poi vede una cosa brutta, e ce ne sono tante, poi ci mette definitivamente una croce sopra”, affonda Greg. 

L’attore parla anche del suo rapporto professionale con Lillo. “La nostra partnership continua, io mi dedico un po’ più al teatro lui al cinema -spiega- Noi ci prendiamo molta libertà, ma insieme continuiamo la radio nel weekend, e abbiamo il prossimo spettacolo che porteremo in giro in tournée da dicembre”. Non sarà la commedia nuova “che tanto auspicavo, perché a causa del covid non saremmo rientrati nelle spese, ma una serie di sketch. E poi c’è il nostro secondo film, che dovremmo girare in primavera, se tutto va bene”. 

L’attore porta in scena al Golden ‘L’accendino magico’, una commedia incentrata sulla teoria del multiverso, una sorta di ‘Sliding Doors’ dove, a seconda della decisione che prendiamo, si aprono orizzonti infiniti. “Da molti anni sono interessato e affascinato dalla teoria del multiverso -dice- E’ quella teoria secondo cui le nostre azioni determinano i vari universi. Un’azione che io faccio è un universo: se decido di farla o meno, che so di rispondere o meno a una domanda, per fare un esempio, determino un bivio e nascono due dimensioni, che possono diventare infiniti universi”. 

E sull’esigenza di avere una ‘seconda dimensione’ dato il periodo che viviamo, l’attore chiosa: “La dimensione che abbiamo avuto, con la presenza del virus, il periodo della ‘cattività’, credo sia stata molto importante per ristabilire priorità e operare un cambiamento in se stessi. Rivedere i propri valori, e fare scelte di vita più calibrate. Se vado a teatro voglio vedere qualcosa di qualità, come al cinema, il ristorante deve essere buono, le amicizie devono essere quelle sincere, non i parassiti emozionali, e così via. Non c’è bisogno di trovarsi in un’altra dimensione: ognuno deve operare in se stesso e con gli altri per migliorare quella in cui è”, conclude.