Ringo Starr è pronto per festeggiare il suo ottantesimo compleanno che quest’anno, a causa del coronavirus, non vedrà il raduno dei tanti amici ma si celebrerà online. L’ex batterista dei Beatles, secondo quanto riferisce il sito della Bbc, si dice soddisfatto per il passato e ottimista per il futuro. “Faccio un enorme compleanno: ho 80 anni”, afferma Starr, spiegando: “Lo festeggerò in modo leggermente diverso quest’anno rispetto agli ultimi 12 anni, in cui ci siamo tutti radunati a mezzogiorno per festeggiare il momento della pace e dell’amore”.  

Una tradizione annuale iniziata nel 2008, in occasione di un raduno di 100 ospiti per il compleanno all’Hard Rock di Chicago per il compleanno di Starr. Da allora si è espanso in 27 paesi, con il suo epicentro su un grande palcoscenico di Hollywood dove l’ex Beatle celebra l’evento con esibizioni musicali sue e dei suoi amici, davanti a centinaia di fan. Ma ha dovuto annullare l’evento quest’anno a causa della pandemia di Covid-19. “Ho chiesto a molti dei miei amici di inviarmi i filmati di uno show che hanno fatto e sto usando alcuni dei miei con gli All-Starr (la sua band, ndr) e io sarò lì a presentare”. Né l’età né la pandemia che lo hanno costretto a cancellare i suoi prossimi tour o hanno offuscato il suo entusiasmo. “In realtà sto suonando più di quanto abbia mai fatto”, dice Starr, soddisfatto di quel che la vita gli ha dato fino a ora: “Ho otto nipoti e un pronipote. La vita è stata molto generosa con me”, dice il batterista contento perché “non devo andare in pensione ma posso proseguire finché avrò le forze e ho in programma di andare avanti molto più a lungo di 80 anni…”. 

Il musicista nato a Liverpool ha scoperto la passione per la musica all’età di 13 anni, quando era in ospedale per riprendersi dalla tubercolosi. “L’insegnante di musica si è avvicinato per tenerci occupati. Eravamo tutti a letto con la tubercolosi. Mi ha dato un tamburo. E da quel momento volevo solo diventare batterista. da allora, lo sono ancora adesso”. Presto ha iniziato ad ascoltare musica e ha sviluppato una predilezione per il genere Country. Ma è stata la sua infatuazione per il Blues che lo ha spinto a presentare domanda di immigrazione negli Stati Uniti per trasferirsi a Houston, in Texas. 

“Volevo essere nello stesso posto di Lightnin Hopkins, il mio musicista Blues preferito di tutti i tempi”, spiega Starr che andò a Londra per presentare i documenti all’ambasciata americana. “Avevamo persino un elenco di fabbriche dove avremmo potuto fare domanda per un lavoro. Ma ci diedero talmente tanti documenti e più fogli da riempire che li abbiamo strappati”. Di ritorno a Liverpool, il batterista diciannovenne fu reclutato da Rory Storm e dagli Hurricanes prima di sostituire il batterista dei Beatles, Pete Best, nel 1962 e diventare il quarto membro della band insieme a John Lennon, Paul McCartney e George Harrison. 

Presto i Beatles furono catapultati al culmine dell’influenza e della fama mondiale. “All’inizio, volevamo fare musica, cosa che abbiamo fatto – racconta ancora Starr – ma siamo diventati così famosi che il prezzo da pagare era che non potevamo andare nemmeno al ristorante. Ma ora è diminuito. Possiamo andare dove vogliamo. E grazie alla pandemia abbiamo tutti le maschere per cui non ci riconoscono”, ride. E sulla rottura della band, dice: “La stampa ha dato una strana lettura dei fatti”, a proposito della presunta colpa di Yoko Ono, la compagna di Lennon della quale invece Ringo Starr parla con affetto. Il batterista suonò anche in ‘The Plastic’, il primo album della Ono e confessa di passare a salutarla tutte le volte che va a New York.