Non riduce la mortalità nei pazienti con Covid-19 quando utilizzata da sola, e anzi aumenta del 27% quando usata in combinazione con l’antibiotico Azitromicina. Resta sotto i riflettori l’idrossiclorochina, già protagonista mediatica fin dall’inizio della pandemia, e spesso citata da vari potenti del mondo, a cominciare dal presidente Usa Donald Trump. Questa volta a rinfocolare il dibattito scientifico sul farmaco è una nuova metanalisi pubblicata su ‘Clinical Microbiology and Infection’, la rivista ufficiale della European Society of Clinical Microbiology and Infectious Diseases (Escmid).  

Prima di questa, l’ultimo lavoro pubblicato sulla molecola è uno studio italiano secondo cui invece l’idrossiclorochina è in grado di ridurre del 30% il rischio di morte nei pazienti ospedalizzati per l’infezione. La metanalisi pubblicata oggi arriva ad altre conclusioni. Gli autori del lavoro hanno passato in rassegna 29 lavori condotti sulla molecola e hanno deciso di includere nell’analisi i dati relativi a 11.932 pazienti trattati con idrossiclorochina, 8.081 nel gruppo idrossiclorochina con azitromicina e 12.930 nel gruppo di controllo (che non hanno ricevuto nessuno dei due farmaci).  

“Questa metanalisi mostra che l’idrossiclorochina da sola non è efficace per il trattamento dei pazienti Covid e che la combinazione di idrossiclorochina e azitromicina aumenta il rischio di mortalità”, affermano gli autori tra cui Thibault Fiolet del Center for Research in Epidemiology and Population Health, Inserm (ente pubblico di ricerca francese), Institut Gustave Roussy e università di Parigi-Saclay. Sono dati che “supportano le attuali raccomandazioni cliniche come quelle dei National Institutes of Health (Nih) degli Stati Uniti, che non raccomandano l’uso di idrossiclorochina da sola o in combinazione con azitromicina per i pazienti Covid”. 

L’idrossiclorochina è un analogo dell’antimalarico clorochina, viene usata per trattare malattie reumatiche come il lupus e l’artrite reumatoide, ed è stata esplorata come potenziale trattamento per Covid-19. Anche l’azitromicina, antibiotico usato per un’ampia gamma di infezioni batteriche, è stata valutata come possibile arma contro Covid, per capire se avesse un potenziale in chiave antivirale o antinfiammatoria.  

Per la metanalisi gli scienziati hanno preso in considerazione dunque lavori su clorochina o idrossiclorochina, utilizzata con o senza l’antibiotico azitromicina. Tutti i 29 studi trovati, tranne uno, sono stati condotti su pazienti ospedalizzati. Tre erano studi randomizzati controllati, uno era non randomizzato e 25 erano studi osservazionali, da cui sono stati esclusi quelli con rischio critico di bias, eventuali distorsioni.  

I risultati hanno mostrato che per l’uso di idrossiclorochina il rischio relativo di morte era inferiore del 17% rispetto ai controlli considerando tutti gli studi combinati, ma era superiore del 9% negli studi controllati randomizzati. In entrambi i casi, questi risultati non erano statisticamente significativi. Invece la combinazione di idrossiclorochina e azitromicina nei pazienti Covid è stata associata a un aumento statisticamente significativo della mortalità, del 27% rispetto ai controlli.  

“Questi risultati – dicono gli esperti – confermano i dati preliminari di diversi studi osservazionali che hanno dimostrato che la combinazione di idrossiclorochina e azitromicina potrebbe aumentare il rischio di eventi cardiovascolari acuti pericolosi per la vita”.  

Fra i limiti della metanalisi gli autori citano l’alta presenza di studi osservazionali fra quelli analizzati, il nodo dei diversi livelli di gravità dei pazienti e il fatto di non aver incluso i risultati dello studio europeo DisCoVeRy e dello studio Oms Solidarity, in quanto non ancora pubblicati o comunicati (ma entrambi hanno già interrotto i loro bracci su idrossiclorochina). 

“Esiste già un gran numero di studi che hanno valutato l’idrossiclorochina da sola o in combinazione e sembra improbabile in questa fase che possa mai emergere alcuna efficacia – concludono gli scienziati – I nostri risultati suggeriscono che non sono necessari ulteriori ricerche per valutare queste molecole”.