“La scuola va gestita con attenzione, ma non in maniera differente da qualsiasi altro contesto lavorativo. Perché i rischi non sono diversi”. A sottolinearlo all’Adnkronos Salute è il virologo Massimo Clementi, ordinario di Microbiologia e Virologia all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Irccs ospedale San Raffaele. 

Mentre si avvicina il ritorno fra i banchi di scuola e gli asili hanno già aperto i battenti, lo scienziato evidenzia l’importanza del “tracciamento dei focolai, che devono essere identificati al più presto quando sono ancora piccoli, della gestione corretta di casi e contatti e delle quarantene”. Certo, “un ritorno al vecchio medico scolastico avrebbe aiutato – osserva lo specialista – Avrebbe potuto affiancare i dirigenti scolastici e togliere un alone di responsabilità che sentono sulle loro spalle per la gestione di aspetti che non sono di loro stretta competenza. E’ un aspetto che avevo segnalato e che secondo me, ma anche secondo altri esperti come Massimo Galli, sarebbe stato utile. A parte i servizi territoriali, se ci fosse stato un camice bianco, lì nelle scuole in un ambiente di un certo numero di ragazzi, avrebbe fatto sentire forse più tutelati”.  

Per Clementi sarà difficile la gestione dei sintomi. “Una febbre può essere di tutto”, ragiona. E allora come capire quando è necessario quarantenare? “Sicuramente mette in difficoltà avere poche regole non univoche – dice il virologo – In Francia io non dico che le indovinano tutte, ma hanno dato l’indicazione secondo cui per mettere in quarantena una classe ci vogliono 3 studenti infettati. Che sia giusto o sbagliato non lo so, potrebbe essere tanto o poco, ma almeno è un’informazione chiara che la scuola può recepire. I vari istituti hanno a disposizione un metodo e sanno come comportarsi. Qui brancoliamo nel buio, su come si apre e altri aspetti. I banchi sono utili, ma non sono la soluzione”. Quanto alle misure anti-contagio “valgono quelle di base universali”, dal distanziamento al lavaggio delle mani. “Non c’è altra via”.