Coronavirus, Ricciardi: “Situazione Lombardia migliora ma non ci sarà azzeramento dei casi” 

La situazione di Covid-19 “sta migliorando anche in Lombardia, ma rimane un po’ peggiore rispetto a quella di altre regioni. Probabilmente però quello che non succederà in Lombardia è l’azzeramento dei contagi”. A dirlo è Walter Ricciardi, docente di Igiene all’Università Cattolica, consigliere scientifico del ministro della Salute e direttore scientifico dell’Ics Maugeri, intervenuto su ‘SkyTg24’. “In base al nostro monitoraggio questo non succederà fino ad ottobre, perché i numeri sono ancora tali da poter far ripartire i contagi”. 

“Questo virus – ha detto Ricciardi – rimarrà probabilmente per anni, recupereremo la vita normale probabilmente solo con il vaccino. Tra l’altro ora sappiamo che il virus si trasmette non solo con le goccioline di saliva, ma anche con l’aerosol. Dunque non bisogna abbassare la guardia, fino a quando non ci sarà un vaccino”.  

Quanto all’App Immuni, scaricata solo da una percentuale ridotta di italiani, “l’App serve per il tracciamento – dice Ricciardi – e servirà ancor di più nel momento in cui i casi dovessero aumentare, probabilmente in autunno”. L’auspicio dell’esperto è che gli italiani comprendano l’utilità di questo dispositivo e lo scarichino, “anche se il target del 60-70% della popolazione non è stato raggiunto nemmeno negli altri Paesi europei”. 

“La patogenicità del coronavirus è immutata, è il suo impatto clinico ad essere enormemente diminuito in Italia”. Secondo l’esperto “è sbagliato usare termini come ‘il virus è morto'”, perché si induce a pensare che il problema non esiste più. Invece l’impatto clinico è diminuito “grazie alle misure e alle strategie adottate, e grazie al fatto che lo conosciamo meglio e sappiamo come gestirlo”. 

Tratta infine il tema del ritorno a scuola in sicurezza per cui, dice, è necessario un “distanziamento, igiene delle mani e mascherine quando servono”. “Se l’indagine sierologica fra gli insegnati può essere utile – aggiunge -, questi test non servono per fare diagnosi e non sono necessari per gli alunni. “Dobbiamo seguire l’esempio della Cina, che ha riaperto le scuole in sicurezza, e non quello di Israele, che invece sta registrando un nuovo aumento dei casi” conclude.