“Accorciare di 4 giorni il periodo di quarantena potrebbe essere un grande respiro, sia psicologico sia per l’economia, quindi io credo che il Cts avrebbe potuto mostrare un po’ più di coraggio”. Lo dichiara all’Adnkronos Salute Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, dopo che il Comitato tecnico-scientifico per l’emergenza coronavirus ha optato per “una linea di prudenza”, decidendo di effettuare ulteriori valutazioni prima di esprimersi sulla possibilità anche per l’Italia di una ‘quarantena breve’. 

“In questo momento in cui stiamo osservando il fenomeno Covid in leggero movimento, una certa cautela è assolutamente comprensibile”, premette la microbiologa. “C’è da dire però che ormai abbiamo tanti lavori scientifici” in materia, aggiunge, “e c’è anche la posizione dell’Organizzazione mondiale della sanità che ci farebbe stare tranquilli su una quarantena di 10 giorni” invece che di 14. Per questo Gismondo ritiene che il Cts avrebbe potuto già oggi mostrare “più coraggio. Se non altro non sarebbe stata una propria presa di posizione univoca: è quello che ci ha indicato l’Oms”, evidenzia. 

Questa mattina avevano chiamato in causa l’agenzia delle Nazioni Unite per la sanità anche gli esperti del Patto trasversale per la scienza-Pts. Da tempo, ricordano, l’Organizzazione mondiale della sanità ammette che “il periodo di contagiosità” di una persona infettata dal coronavirus Sars-Cov-2, “che inizia circa 48 ore prima della comparsa di sintomi, ha il suo picco nei primi giorni, per poi calare rapidamente e sostanzialmente annullarsi entro 10 giorni. Al contrario, la positività del tampone può restare tale per molte settimane. Adottare, sulla scia di quasi tutti gli altri Paesi, il criterio Oms avrebbe rilevanti e immediati vantaggi non solo per le persone coinvolte, ma anche per la sanità pubblica”, sostengono gli scienziati del Pts.