Le condizioni meteo possono incidere sulla crescita della diffusione del coronavirus. I modelli statistici del legame tra il meteo e il tasso di crescita massimo di Covid-19 in tutto il mondo “suggeriscono che alti livelli di luce ultravioletta sono correlati con una ridotta crescita” del virus. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato su ‘Pnas’ a firma dell’Università di Oslo. Sulla base di questa scoperta, i ricercatori hanno previsto che “la crescita massima del Covid-19 sarebbe diminuita in estate, ma avrebbe avuto una accelerazione durante l’autunno e, prevedibilmente, un picco in inverno”. Lo studio precisa che queste previsioni possono avere “un alto grado di incertezza”. Infatti secondo gli autori vanno considerati “altri fattori oltre al clima dei vari Paesi”, ad esempio “gli interventi sociali che influenzeranno la trasmissione”. 

Secondo la ricerca “probabilmente saranno necessari interventi continui per contrastare il coronavirus fino a quando non sarà disponibile un vaccino”. I ricercatori norvegesi hanno preso in esame “i dati meteorologici attuali, le proiezioni su scala e le segnalazioni a livello globale, e hanno sviluppato un modello che spiega come il 36% della variazione del picco massimo di crescita del Covid-19 è legato al clima; il 17% alle condizioni demografiche del Paese colpito; e il 19% ad effetti specifici della nazione. Le proiezioni suggeriscono che, senza nessun intervento per arginarlo, Covid-19 “diminuirà temporaneamente durante l’estate, si riprenderà nell’autunno e raggiungerà il picco in inverno”.