Il test rapido “per liberare da una assurda clausura”. E’ la proposta dell’immunologa dell’Università di Padova, Antonella Viola, in un post su Facebook. “Stamattina ho trovato l’email di una signora seriamente preoccupata per il figlio. Il ragazzo ha 22 anni e da 45 giorni è in isolamento. Nonostante non abbia più sintomi da settimane, il tampone dice che è positivo. L’email mi ha profondamente colpito, ho sentito come mia l’angoscia della madre preoccupata per la salute mentale del figlio – racconta Viola – Il punto è: che significa tampone positivo? Significa positivo al 20esimo ciclo di amplificazione o al 38esimo? Perché nel primo caso è giusto l’isolamento e bisognerebbe però anche aiutare il ragazzo a combattere l’infezione, non solo isolarlo. Nel secondo caso, il ragazzo non è contagioso, probabilmente ha solo traccia di materiale genetico ma non produce virus”.  

“Questo è un caso tipico da test rapido: se il ragazzo avesse una carica virale alta, il test antigenico rivelerebbe le proteine virali e darebbe risultato positivo. Altrimenti, il giovane potrebbe essere liberato da una assurda clausura”, conclude Viola.