Durante le prime 11 settimane dell’epidemia di Covid-19, dal 31 dicembre 2019 al 10 marzo 2020, in tre quarti dei paesi colpiti al di fuori della Cina continentale, i primi casi riguardavano persone che avevano fatto un viaggio di recente, e più di 1 su 4 (27%) di questi erano legati a viaggi in Italia, in Cina (22%) o in Iran (11%). E’ quanto emerge da un’analisi pubblicata su ‘The Lancet Infectious Diseases”.  

Si tratta del primo studio che ha esaminato i rapporti online disponibili al pubblico messi a punto dai ministeri della sanità e da altri siti web delle agenzie governative, quelli diffusi sui social media e i comunicati stampa con i bollettini quotidiani dei casi di Covid-19 tra il 31 dicembre 2019 e il 10 marzo 2020, cioè durante la fase pre-pandemica, corrispondente alle prime 11 settimane dell’epidemia). Ebbene, in questo periodo sono stati identificati 32.459 casi in 99 paesi e località al di fuori della Cina continentale. I viaggi in Italia sono stati collegati alla metà (3 su 6 casi) dei primi casi segnalati in Africa e a oltre un terzo (16 su 45 pari al 36%) in Europa e nelle Americhe (5 su 13 pari al 38%).  

E ancora: i viaggi verso la Cina continentale hanno rappresentato l’83% (10 su 12) dei primi casi segnalati nel Pacifico occidentale e oltre la metà (57%, 4 su 7) nel sud-est asiatico. Sette (44%) casi segnalati per la prima volta nella regione del Mediterraneo orientale avevano una storia di viaggi in Iran. “I nostri risultati suggeriscono che i viaggi in alcuni, pochi, paesi con una sostanziale trasmissione di Sars-CoV-2 potrebbe aver causato ulteriori focolai in tutto il mondo prima della dichiarazione pandemia l’11 marzo 2020”, afferma Fatimah Dawood dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) americani co-autrice della ricerca.