“I numeri stanno crescendo: questo è il momento della responsabilità individuale. Il lockdown non è ineluttabile, ora tutto dipende da noi”. Lo afferma il direttore sanitario dell’Istituto nazionale per le malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani’ di Roma, Francesco Vaia, sentito dall’Adnkronos Salute sull’aumento dei nuovi casi di Covid-19 registrato in Italia. “Possiamo ancora non dover chiudere tutto. Ma questo dipende da noi, da come osserveremo le misure anti-Covid. Ma anche da un altro tipo di comportamenti: non dobbiamo intasare ospedali e drive-in con questa corsa al tampone, che non è la terra promessa. E’ il medico che deve chiedere il tampone, dopo aver visitato il paziente. Altrimenti facciamo due errori: intasiamo i drive-in e non facciamo bene il nostro lavoro”, rischiando di veder sfuggire soggetti positivi che magari si sono sottoposti all’esame troppo presto. 

“Se non sono un contatto stretto di un positivo non devo correre a fare il tampone senza aver consultato il medico, ma soprattutto non devo correre a farlo il primo giorno – raccomanda Vaia – Se infatti non ho atteso almeno 4-5 giorni, il risultato” del test “può essere negativo, ma il paziente può positivizzarsi in seguito”. E, dunque, contagiare altre persone. “E’ il medico – sottolinea – che deve visitare a casa il paziente e poi chiedere, se necessario, il tampone. Altrimenti si rischia di fare due errori: intasare i drive-in e ‘perdere’ i casi positivi”. 

Il richiamo alla responsabilità individuale, dunque, è per il cittadino, “ma anche per il medico – precisa – In questo momento gli ospedali stanno vicariando un deficit del territorio. Dobbiamo lavorare sui nodi strutturali, come appunto la medicina territoriale, ma penso anche ai trasporti”, sottolinea Vaia ribadendo l’importanza di misure come il distanziamento per frenare il contagio.  

Poi le scuole. “Una società costretta a chiudere le scuole è senza speranza. Dobbiamo fare tutto il possibile per non chiudere le scuole” dice Vaia, commentando l’appello per difendere l’apertura delle scuole lanciato da Gustavo Zagrebelsky in un articolo pubblicato da ‘Repubblica’. “Basta con queste chiusure medievali – rimarca – ed è sbagliato demonizzare i giovani. Abbiamo prospettato loro un futuro cupo, e ora non permettiamo loro di andare a scuola? Una società costretta a chiudere le scuole è senza speranza”, chiosa Vaia.