(Adnkronos) – All’indomani di un infortunio sul lavoro o una malattia professionale che generano invalidità permanenti o lasciano familiari superstiti, i danni e le ripercussioni sono anche quelli che non si vedono e di cui nessuno parla, e ricadono allo stesso tempo sui familiari: sono i problemi psicologici che diventano macigni, di cui il Testo unico infortuni del 1965, con tutte le prestazioni riconosciute, non tiene in alcun conto. Per questo l’Associazione fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro (Anmil), la Fondazione ‘Sosteniamoli subito’ e il Consiglio nazionale Ordine psicologi si sono uniti per sensibilizzare le Istituzioni sul superamento di questa situazione e dare vita a un protocollo d’intesa per l’accesso agevolato al sostegno psicologico per chi abbia subìto tragici eventi sul lavoro.  

L’accordo sarà presentato, su iniziativa della senatrice Tilde Minasi, componente della Commissione Sanità e Lavoro del Senato, oggi alle 10.30 nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani. Oltre ai presidenti del Cnop David Lazzari, dell’Anmil Zoello Forni e della Fondazione Anmil “Sosteniamoli subito” Francesco Costantino, e alla Minasi, interverranno Franco Bettoni, presidente Inail e il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone. 

L’accordo – spiega una nota – nasce con l’intento di fornire le cure psicologiche necessarie, troppo spesso inadeguate, a chi abbia patito traumi psicologici a seguito di shock lavorativi e ha l’obiettivo di cercare di trattare in modo adeguato i disturbi emotivi e relazionali che ne conseguono per la ripresa di una vita dignitosa “normale” e felice.  

Il servizio si rivolge, secondo gli ultimi dati Inail disponibili, riferiti a gennaio 2021, ai circa 570.000 disabili con inabilità permanente da lavoro, di cui 490.000 uomini e 80.000 donne, circa 300.000 con disabilità motoria, circa 120.000 disabili psico-sensoriali, circa 30.000 con disabilità cardiocircolatoria e i restanti 120.000 con altre disabilità.  

“Le conseguenze psicologiche ed emozionali dovute ad un incidente sul lavoro, nonché le ripercussioni sulla vita quotidiana, continuano ad essere devastanti – sottolinea Forni, che a soli 13 anni ha perso la gamba lavorando in una vetreria – se pensiamo alla solitudine in cui versano le vittime che non trovano supporto nelle istituzioni che si occupano invece solo del recupero fisico e non intervengono in quello psicologico. Anche la salute sociale e la ripresa lavorativa serena delle vittime deve essere una priorità per dei programmi di intervento mirato. Nel 2016 abbiamo raccolto 50.000 firme per una proposta di legge di iniziativa popolare che restituisse dignità alle vittime del lavoro ed una migliore tutela prevedendo anche un sostegno psicologico per cui oggi, invece, la nostra categoria è costretta a sostenere le spese in prima persona. Per questo siamo qui a fare la nostra parte grazie alla disponibilità dell’Ordine degli psicologi”.