La nostra recensione dello spettacolo “Terapia di Gruppo” di Chiara Becchimanzi, visto al Teatro de’ Servi a Roma. Esilarante, consigliato!

Cosa c’è di meglio di uno spettacolo di stand up comedy per trascorrere il venerdì sera? Questo abbiamo pensato quando siamo entrate al Teatro de’ Servi per assistere alla prima romana di “Terapia di Gruppo”, il nuovo spettacolo di Chiara Becchimanzi. La verità è che non sapevamo a cosa stessimo andando incontro; non solo teatro, non solo stand-up: un’esperienza collettiva in cui la mattatrice Chiara Becchimanzi, dal palco, conduce e si fa condurre in osmosi con un pubblico che, com’è naturale, ogni sera è diverso, e ogni sera, insieme all’artista, produce letteralmente uno spettacolo diverso. Esattamente come succede durante una seduta di terapia di gruppo, appunto.

Ma facciamo un passo indietro: chi è Chiara Becchimanzi? In poche parole: attivista, attrice, autrice, performer, comedian, scrittrice, imprenditrice culturale, speaker radiofonica, traslochi sgomberi l’arrotino e l’ombrellaio. Orgogliosamente e gioiosamente precaria. Inventa storie da quando ricorda, e se fa ridere è (quasi) sempre suo malgrado. Scrive, dirige e interpreta.

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Questo vulcano di energia, idee e sensibilità, si è presentata sul palco in mise rosa shocking (outfit per noi TOP) mettendo subito in chiaro una cosa: neanche lei aveva la più pallida idea di cosa sarebbe venuto fuori dalla serata. A quel punto la psicologa-attrice-prestigiatrice dalla ruggente chioma bionda ha attivato il pubblico con dei sondaggi. Molto interessante questa scelta che fa pensare un po’ alle tecniche che si usano sui social per aumentare l’engagement, il coinvolgimento degli utenti: e così Chiara propone questa versione analogica dei sondaggi di Instagram e li usa per condurre un gioco in cui lei è un po’ demiurga e un po’ agnello sacrificale.

Terapia di Gruppo: com’è andata? Ecco cosa ne pensiamo

Lo ammettiamo: abbiamo riso molto. E chi lo dice che una risata delle volte non sia davvero terapeutica? Che non aiuti a sbloccare quelle paure, quelle fissazioni, incertezze e idiosincrasie che coviamo nel profondo, che non escono mai fuori perchè non si esprimono ad alta voce e in pubblico? Che sia questo in fondo un po’ l’intento di “Terapia di Gruppo”? Non lo sappiamo.

Quello che sappiamo è che Chiara Becchimanzi ha passato due ore e mezza in piedi da sola con un microfono, un leggìo e la sua voce a svegliare, provocare, sovrastare, stuzzicare un pubblico che a volte era su di lei, a volte contro di lei, a volte (come capita) distratto da lei: insomma, tenere il palco per lei non è un problema. Menzione speciale per il cavallo di battaglia, la personalissima revisione di 50 sfumature di grigio: la sala è letteralmente esplosa.

Un po’ psicologa della terapia di gruppo, un po’ paziente, in questo spettacolo Chiara Becchimanzi coinvolge il pubblico con domande anche a volte imbarazzanti, certamente divertenti, ma bisogna sempre ricordare che infine la più esposta è sempre lei; non solo perchè è sul palco, l’unica completamente visibile in sala, ma anche e soprattutto per le cinque ore di repertorio a cui attinge per improvvisare durante lo spettacolo. Queste cinque ore di aneddoti, battute, riflessioni, interrogativi, sono personali, appassionati, privati, autobiografici e, diciamolo, esilaranti.