Il Messaggero

Il conto alla rovescia dell’apocalisse: quanto durerebbe l’umanità?

Secondo alcuni esperti di guerra nucleare, se dovesse scoppiare una terza guerra mondiale basata su attacchi atomici, l’umanità potrebbe perdere il 60% della popolazione globale in appena 72 minuti. È una previsione drammatica, ma supportata da dati e simulazioni reali. Missili balistici potrebbero colpire il bersaglio in meno di mezz’ora, lasciando pochissimo margine di reazione. Le grandi potenze sarebbero le prime a essere travolte, e con loro intere aree dell’emisfero settentrionale.

L’allarme dell’esperta: “Sopravvivere sarà quasi impossibile”

L’autrice e giornalista investigativa Annie Jacobsen, specialista in scenari di guerra nucleare, ha spiegato che un conflitto atomico globale non distruggerebbe solo le città, ma renderebbe l’intero pianeta ostile alla vita umana. L’effetto collaterale più devastante sarebbe l’inverno nucleare: le temperature crollerebbero, il sole sarebbe oscurato dalle ceneri e le coltivazioni fallirebbero in pochi mesi. Ma le conseguenze non finiscono lì: il buco dell’ozono verrebbe ampliato, rendendo letali anche i raggi del sole.

Agricoltura, clima e radiazioni: la combinazione letale

Secondo Jacobsen, le zone temperate come l’Iowa o l’Ucraina diventerebbero terre congelate per almeno dieci anni. Niente agricoltura, nessun raccolto, solo fame e lotta per la sopravvivenza. Le persone sarebbero costrette a vivere sottoterra, non per paura delle esplosioni, ma per evitare l’esposizione diretta alle radiazioni ultraviolette. In un mondo in rovina, il cibo diventerebbe la risorsa più preziosa — e la più scarsa.

I due unici rifugi: Australia e Nuova Zelanda

Tra i pochi paesi che avrebbero una reale possibilità di sopravvivere ci sono l’Australia e la Nuova Zelanda. Per posizione geografica e clima, questi due territori meridionali sarebbero in grado di continuare a produrre cibo anche in un contesto post-nucleare. Lontani dagli obiettivi strategici militari e con una densità demografica relativamente bassa, potrebbero garantire condizioni minime di vita. Secondo gli scienziati, si tratta di “isole di salvezza” in un mondo devastato.

Cosa ci insegna questo scenario estremo

Sebbene un conflitto nucleare globale appaia ancora oggi improbabile, le dinamiche geopolitiche e tecnologiche non sono cambiate rispetto agli anni della Guerra Fredda. I missili impiegano lo stesso tempo per colpire, e i rischi globali non sono scomparsi. Le parole degli esperti non sono un invito al panico, ma un richiamo alla consapevolezza. L’unico modo per evitare il disastro è prevenire, agendo oggi, con diplomazia e visione globale.