Il Messaggero

Le ripercussioni della guerra sugli alimenti

La guerra in Ucraina, scoppiata lo scorso 24 febbraio sta avendo ripercussioni su più fronti: dall’energia al rincaro carburante fino ad arrivare ai beni alimentari. Il blocco delle esportazioni, ha inciso in modo differente su diversi prodotti.

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L'Italia è un paese in cui il trasporto merci avviene per l'80% su strada

Come fa notare Coldiretti, il caro carburante ha un effetto valanga nel nostro paese che vede viaggiare le merci principalmente su strada.

“In un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori con il rischio di alimentare psicosi, accaparramenti e speculazioni. L’aumento dei costi si estende all’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione ed occorre intervenire nell’immediato per contenerli e non far chiudere le attività produttive e distributive essenziali al Paese.”

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L'alimento diventato più caro? l'olio di semi

Stando ai dati Istat e pubblicati da Coldiretti, a risentirne maggiormente è l’olio di semi. +19% per questo alimento che potrebbe non trovarsi più sui nostri scaffali nel giro di un mese. Le navi che dovrebbero portarlo in Italia sono ferme in due punti caldi del conflitto, il porto di Mariupol e di Odessa. Rientrano nei 10 cibi più cari anche la pasta, la farina, la carne di pollo e il burro.

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