Un codice segreto o un gioco innocente?
Sui profili di TikTok di molti adolescenti compaiono sempre più spesso emoji inserite nei nickname. Alcuni genitori, notando questo fenomeno, hanno espresso preoccupazione temendo si trattasse di un linguaggio in codice con significati ambigui. In realtà, la tendenza in questione si è rivelata – almeno in parte – più giocosa che pericolosa: i ragazzi usano emoji per rappresentare le lettere iniziali dei loro nomi o soprannomi. Una 🐰, ad esempio, può indicare la “R” di “Rebecca”. Ma il contesto richiede comunque attenzione.
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La mamma preoccupata e il messaggio decifrato
Il caso è esploso dopo che una madre ha chiesto aiuto online per comprendere un video postato dalla figlia. La clip mostrava una sequenza di emoji al posto dei nomi: apparentemente indecifrabile. In realtà, il video seguiva un trend virale in cui i ragazzi mostrano con le emoji i nomi con cui non vogliono essere chiamati e quelli reali. Un esempio? “Quando mi chiamano 🧸🦊🦄 invece di Imogen”. Le emoji rappresentano solo le iniziali: niente di oscuro, in quel caso.
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Il confine tra gioco e allarme reale
Questa moda, sebbene nella sua versione originale sia innocua, si inserisce in un panorama digitale più ampio in cui i codici e i simboli possono diventare veicoli di messaggi problematici. Alcune emoji e abbreviazioni vengono effettivamente utilizzate per nascondere riferimenti a droghe, disturbi alimentari, autolesionismo o sesso. Codici come “#ana”, “#sue”, “420” o acronimi come “GNOC” e “CU46” sono ben più gravi del gioco delle iniziali. E sono spesso invisibili agli occhi degli adulti.
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Cosa dice la polizia e come riconoscere i segnali
La polizia britannica ha individuato e classificato oltre 50 simboli, hashtag e abbreviazioni che possono indicare contenuti pericolosi. Alcuni sono segnali d’allarme immediati, altri vanno osservati con attenzione. Esempi come “wired” (paranoia da droghe), “Molly” (MDMA), o “SVV” (autolesionismo) sono codici che i giovani usano per comunicare tra loro, eludendo il controllo degli adulti. Una conoscenza attiva di questi simboli è fondamentale per intercettare i segnali prima che diventino emergenze.
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Ascoltare senza giudicare
La tendenza delle emoji nei nickname può essere solo un gioco, ma è anche lo specchio di un mondo comunicativo che evolve velocemente. I genitori non devono reagire con allarmismo, ma con presenza. Parlare, ascoltare e conoscere sono gli strumenti migliori per comprendere davvero cosa sta succedendo sui profili dei propri figli. Perché anche un’emoji può dire molto – e a volte più di quanto immaginiamo.
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