Intervista a Jason Blum produttore di Get Out, in uscita il 18 maggio. Il segreto per spaventare la gente? “Bei racconti per grandi paure”.

Get Out: intervista a Jason Blum re delle produzioni low-budget

Il 18 maggio arriverà anche nelle sale italiane Scappa – Get Out, film thriller campione di incassi negli USA. Qui vi proponiamo la nostra intervista a Jason Blum produttore del film e Re Mida delle produzioni low-budget. Il film diretto da Jordan Peele è un thriller in stile Hitchcock che affronta il tema del razzismo usando horror, commedia e sarcasmo.

Un mix perfetto che fa di Get Out un film che tiene incollati allo schermo. Un altro colpo ben riuscito per il produttore Jason Blum e la sua Blumhouse. Vi lasciamo alla nostra intervista a Jason Blum.

Intervista a Jason Blum

Get Out, ha incassato oltre 100 milioni di dollari negli USA a fronte di un budget speso di 4.5. Si aspettava un successo tale?

Prima di tutto, erano 171 milioni negli USA, quasi 200! E’ il più alto incasso per un film dell’orrore di tutti i tempi, dopo uno che dicono sia del 1972… Se me lo aspettavo? no! Se dicessi sì, sarei alla fine della giornata e starei perdendo lucidità. No no nessuno se lo aspettava un simile successo, avevo delle sensazioni positive, la proiezione al Sundance Festival era andata bene ma non avrei mai pensato che potesse essere un tale successo. Sono stato felicemente sorpreso.

Qual è la chiave vincente del film? 

Credo che quando hai un successo del genere non si possa parlare solo di una chiave vincente ma di molte. Jordan ha fatto un gran lavoro girando questo film e credo che sia fatto incredibilmente bene.
Penso anche che l’umore, il mood negli Usa, lo stato d’animo degli americani fosse pronto per un film sul razzismo. A tale proposito, baratterei volentieri una parte del successo di questo film per un cambio ai vertici della presidenza, ma questo è un mio desiderio… In ogni caso penso che l’umore che c’è in questo periodo negli Usa sia una delle chiavi vincenti che ha permesso al film di essere un successo.

In Get Out la parte principale della storia è  appunto il razzismo, e questo emerge dal mix di due generi: l’horror e la commedia. Si sviluppa, inoltre, assieme al sarcasmo per una miscela di questi tre ingredienti. Crede che usare il sarcasmo sia un buon nuovo metodo per parlare di razzismo o ci sono mezzi più forti? 

Per me è un mix di thriller e Hitchcock… così è come lo descriverei e penso ci sia una lunga tradizione di film sulla coscienza come film di genere. Credo che Get Out porti avanti questa tradizione in una maniera più profonda, perché non ho mai visto un thriller riguardante il tema del razzismo.

La Blumhouse, la sua casa di produzione, è nota per il saper legare insieme scelte creative a successo finanziario: quali sono le caratteristiche che un progetto deve avere per essere scelto?

La chiave che noi cerchiamo è avere a che fare con cose nuove. Lo script non deve avere niente a che fare con cose già viste. E penso che Get Out fosse proprio così.

Ha un progetto dei suoi sogni che vuole realizzare e che per una qualsiasi ragione ancora non ha fatto?

Sì ce l’ho; si tratta della trasposizione cinematografiche di ‘Stoner’ il romanzo di John Williams, ha avuto un’interruzione di quasi dieci anni. Ora stiamo lavorando alla sceneggiatura e forse fra dieci anni sarà pronto! E’ un adattamento veramente difficile; è difficile immaginare il racconto di John Williams come un film, ma un giorno spero di vederlo prodotto.

Un’ultima domanda: qual è l’ingrediente speciale per spaventare la gente? Oggi abbiamo visto qualsiasi tipo di storia dell’orrore, quindi di cosa pensa abbiamo bisogno per venire spaventati?

Penso sia necessario avere grandi attori, grandi storie e grandi personaggi. Queste sono le cose più importanti. Una volta che hai questi, la paura viene fuori facilmente. Se non li hai, la storia più spaventosa del mondo non mette paura. Quindi bei racconti per grandi paure!