Chi lavora a contatto con il pubblico lo sa bene: non sempre si ha voglia di sorridere ed essere gentili. Forzarsi però fa più male che bene

Chi lavora a contatto con il pubblico lo sa bene: non sempre si ha voglia di sorridere ed essere gentili, ma la regola aurea del “cliente ha sempre ragione” lo impone. E anche se il dipendente ha tutto il diritto di rispondere a tono se il cliente è sgarbato, a volte semplicemente è una giornata storta e non si ha proprio voglia di interagire.

In quelle occasioni, che ci si trovi in un ufficio pubblico o in un bar, sull’aereo o a scuola, la soluzione è tirare fuori un sorriso di convenienza: secondo la scienza però questi sorrisi falsi farebbero più male che bene.

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La notizia arriva da uno studio condotto dalla Penn State e dall’Università di Buffalo e che si è basato su migliaia di interviste telefoniche condotte fra lavoratori a contatto con il pubblico, come commessi, infermieri o insegnanti. A quanto sembra più le persone intervistate fingevano od amplificavano emozioni positive, più tendevano ad alzare il gomito dopo il lavoro, bevendo troppo.

Questo rapporto fra le due cose ha a che vedere con l’autocontrollo: più viene “sforzato” al lavoro, più si abbassa quando non si è a casa. In questo caso la conseguenza negativa riguarda l’assumere alcolici, con tutte le ripercussioni del caso: problemi di salute e sociali, fino a sfociare nella dipendenza. Ma anche chi non beve può avere problemi di autocontrollo dopo aver passato una giornata a sorridere senza voglia: lo sfogo può essere il cibo, una sostanza stupefacente o un’altra abitudine scorretta o dannosa.

Secondo i ricercatori, c’è una piccola postilla: questa “recitazione superficiale”, il sorriso falso, sarebbe meno problematica in relazione alla gratificazione ottenuta sul lavoro. Se facciamo un lavoro che ci piace dunque un sorriso di circostanza ci può stare: attenzione però a forzare la mano con i sentimenti, che implodendo rischiano di farci del male seriamente.

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