Il progetto fotografico di François Brunelle, dal titolo “Non sono un sosia”, ha attirato l’attenzione degli scienziati. Ecco che cosa hanno scoperto

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Ognuno di noi ha un sosia nel mondo. Certo, incontrarlo non è così semplice. Quel che ci importa, però, è che a quanto pare con i nostri simili probabilmente condividiamo anche il Dna. Ecco che cosa dicono gli ultimi risultati scientifici in proposito.

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Il progetto fotografico di Brunelle

“Il signor Malone e il signor Chasen sono doppelgänger, sosia”, scrive il New York Times in un servizio, “sembrano sorprendentemente simili, ma non sono correlati. I loro immediati antenati non provengono nemmeno dalle stesse parti. Gli antenati del signor Chasen provenivano dalla Lituania e dalla Scozia, mentre i genitori del signor Malone venivano dalla Repubblica Dominicana e dalle Bahamas”.

I due, insieme a centinaia di altri sosia tra loro estranei, hanno partecipato a un progetto fotografico di François Brunelle, dal titolo “Non sono un sosia”. Il progetto ha attirato l’attenzione degli scienziati che studiano le relazioni genetiche tra persone che si assomigliano ma non sono imparentate.

L’interesse della scienza per il progetto di Brunelle

In uno studio apparso su Cell Reports, il dottor Esteller e il suo team hanno reclutato 32 coppie di sosia dalle fotografie del signor Brunelle per eseguire test del DNA e compilare questionari sul loro stile di vita.

I ricercatori hanno usato un software di riconoscimento facciale per quantificare le somiglianze tra i volti dei partecipanti. Sedici di queste 32 coppie hanno ottenuto punteggi complessivi simili a quelli dei gemelli identici analizzati dallo stesso software.

I risultati degli studi sui sosia

I ricercatori hanno poi confrontato il Dna delle 16 coppie di doppelgänger. Hanno scoperto che le 16 coppie che erano “veri” sosia condividevano significativamente più geni rispetto alle altre 16 coppie che il software considerava meno simili.

“Queste persone si assomigliano davvero perché condividono parti importanti del genoma, o la sequenza del DNA“, ha detto. Che le persone che si somigliano di più abbiano più geni in comune “sembrerebbe buon senso, ma non è mai stato dimostrato”, ha aggiunto.

Conclusioni

Tuttavia, il dottor Esteller ha scoperto che mentre i genomi dei doppelgänger erano simili, i loro epigenomi e microbiomi erano diversi. Una discrepanza che ci dice che gli aspetti simili delle coppie hanno più a che fare con il loro Dna che con gli ambienti in cui sono cresciuti. Visto che le apparenze dei sosia sono più attribuibili a geni condivisi che a esperienze di vita condivise, vuol dire che in una certa misura le loro somiglianze sono solo affidate al caso, stimolato dalla crescita della popolazione.

Foto: Shutterstock