Tra pellicole in lavorazione e iniziative legate alla ricorrenza, ottobre 2018 è un mese dedicato a uno dei capitoli più importanti della storia dell’antimafia italiana e mondiale: l’arresto di Tommaso Buscetta, avvenuto il 23 ottobre del 1983.

Trentacinque anni fa, trentacinque anni di testimonianze, scoperte e rivelazioni che hanno cambiato la nostra storia e la percezione degli avvenimenti politici e sociali della seconda metà del Novecento.

L’arresto di Tommaso Buscetta, le sue confessioni e la sua stessa indole vengono magistralmente narrati in “Buscetta, Santo o Boss?” di Vittorio Cielo, in scena fino al 4 novembre al Teatro Stanze Segrete di Roma. Uno spazio unico a Roma che riesce a trasformarsi, attraverso un gioco di pareti notevole, nel confessionale del boss più temuto della storia.

Ad abitarlo uno dei maestri del teatro italiano che, a buon titolo, si può definire qui in una delle sue più riuscite interpretazioni: Ennio Coltorti. L’attore incarna Buscetta alla perfezione, riproponendo movimenti, accenti e tic, lavorando sull’ambigua umanità del primo pentito di mafia, giocando con perizia sulla linea di confine del personaggio oscuro e al tempo stesso enigmatico.

A fargli da spalla in scena, nel ruolo dell’agente, appare un bravo e capace Matteo Fasanella che ben gestisce le accortezze tecniche di uno spettacolo che, seppur fondando la sua forza sull’eccellenza degli attori e di un testo fuori dal comune, utilizza diversi escamotage tecnologici.

Nota di merito va anche all’autore del testo, Vittorio Cielo che, a fronte di un lavoro di ricerca e di analisi importante, riesce a proporre una drammaturgia tanto realistica quanto poetica e raffinata nel gioco ironico e amaro della confessione.