Ezio Bosso ci ha lasciati troppo presto ma i suoi insegnamenti e la sua musica continuano ad essere con noi. Come la teoria delle 12 stanze.

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Il mondo ha recentemente detto addio ad una tra le anime più belle che lo abbiano abitato: quella di Ezio Bosso. Il Maestro, sublime e straordinario pianista, compositore e direttore d’orchestra, si è spento a soli 48 anni lo scorso 15 maggio. Ma la sua poesia, il sorriso con cui affrontava la vita nonostante la malattia e la i suoi insegnamenti, resteranno per sempre.

Ezio Bosso e la teoria delle 12 stanze misteriose: in quale siete ora?

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Sono tante le cose che resteranno nei nostri cuori di Ezio Bosso. Tra queste la sua visione della vita, di quelle stanze in cui ci fermiamo e ci affermiamo: 12 stanze in cui lasceremo qualcosa di noi.

Era il 2015 quando Ezio Bosso parlò per la prima volta della teoria delle 12 stanze. Lo fece presentando il suo primo lavoro da solista, ‘The 12th Room’ un concept album composto da 2 CD in cui Bosso propone brani inediti e di repertorio che spaziano da Bach a Chopin a Cage.

C’è una teoria antica che dice che la vita sia composta da dodici stanze. – Disse il Maestro presentando il suo album – Sono le dodici in cui lasceremo qualcosa di noi, che ci ricorderanno. Dodici sono le stanze che ricorderemo quando passeremo l’ultima. Nessuno può ricordare la prima stanza perché quando nasciamo non vediamo, ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo. E quindi si può tornare alla prima. E ricominciare.”

E se il primo CD contiene 4 brani inediti firmati da Bosso e 7 di repertorio, il secondo è interamente dedicato alla Sonata No. 1 in Sol Minore per piano solo, composta dallo stesso Ezio Bosso, che simboleggia la dodicesima e ultima stanza. Non quella della fine, ma piuttosto quella della liberazione e della rinascita.

Ed è proprio grazie ad una delle stanze dentro di lui, come ha raccontato il compositore, che ha conosciuto la teosofa Helena Blavatsky.

“Mi ha fatto conoscere Helena Blavatsky, una teosofa che tra i suoi libri cita frammenti del libro tibetano proibito o maledetto che si chiamava proprio ‘Libro delle 12 stanze’, un libro perduto che racchiude il pensiero di cui scrivevo all’inizio”.

Ezio Bosso accompagnando il suo album, spiegava come la parola

Chi sa in quale stanza lo incontreremo ancora, quella che è certo è che per ora possiamo fare tesoro del suo esempio. Una persona che vedeva pieno un bicchiere quasi vuoto e che avrebbe avuto ancora tante cose da dire.

Crediti foto@Kikapress