Michele Morrone fa discutere dopo la sua intervista a Belve e un post infuocato sui social: la sua accusa al cinema italiano.
La partecipazione di Michele Morrone a Belve ha lasciato il segno. L’attore, ospite di Francesca Fagnani nella puntata del 20 maggio, si è reso protagonista di uno sfogo destinato a far rumore. E che poi è continuato sui social. Ma cosa ha detto? Non ci resta che provare a scoprirlo insieme!
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L’intervista a Belve di Michele Morrone continua a far discutere dopo il suo sfogo social
Michele Morrone è stato tra gli ospiti di Francesca Fagnani nella puntata di Belve del 20 maggio e, negli studi di Rai Due, si è lasciato andare ad un duro sfogo.
Secondo Morrone, in Italia per essere riconosciuti “come attori, uno deve avere un po’ l’aria del poeta maledetta, che si fa la canna, che c’ha il teschio in mano. Sai, questi attori un po’ sinistroidi, con le boiserie anche nel c..o. Io non sono quello e non faccio parte di quello“.
Sulla questione è stato abbastanza chiaro poi in un lungo post sui social: “Ciò che ho detto ieri sera al programma ‘Belve’ è un pensiero che ho da tempo e, credetemi, non solo il solo. Non mi sento parte di un cinema, quello italiano, che se la canta e se la suona da solo, pieno zeppo di pregiudizi nei confronti dei ‘diversi’, che se non hai studiato alla Silvio D’Amico o al Centro Sperimentale non sei nessuno. Se non la pensi con il cuore a sinistra, sei solo un fascista. Se non usi scarpe Clark e non dai l’idea di essere trasandato, non sei un vero attore. Avete rotto il ca**o“.
E ancora: “Pregiudizi di artisti che fanno i finti inclusivi democratici, sinistroidi che dopo aver preso un ca**o di David si sentono Dei scesi in terra e si concedono il lusso di fare della morale di sinistra non perché tengono veramente al loro Paese, ma semplicemente perché fa figo fare l’attore impegnato nel sociale e nella politica“.
La sua è una frecciatina anche a Luca Marinelli: “Tristi e finti poeti maledetti ubriachi di Rimbaud e Baudelaire, ma con lussuosi appartamenti e villini al mare (Rimbaud non aveva una lira). Siete più tristi delle vostre stesse idee. Gente che ‘si sente male e ha sofferto’ per aver interpretato il ruolo del Duce ma che, come per magia, si riprende molto bene da questo tumulto dopo aver incassato 1,5/2 milioni di Euro. Patetici“.
E poi ha concluso: “Se davvero volete fare i rivoluzionari, i Che Guevara 2.0 de noialtri, smettete di fare gli attori. Lasciate stare il cinema e scendete in politica, candidatevi e provate veramente a cambiare qualcosa in questo Paese. Perché dei discorsetti post premiazione David di Donatello ci siamo rotti bellamente il ca**o. Michele Morrone“.
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