L’archeologia continua a stupire: importanti ritrovamenti a Shahr-i Shakta la ‘Pompei d’Oriente’ stravolgono le conoscenze avute fino ad oggi

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Si chiama Shahr-i Sokhta, anche detta la città bruciata e si tratta di uno straordinario sito archeologico nella parte sud orientale dell’Iran. Oggetto di scavi e studi dal 1970, oggi si torna a parlare della “Pompei d’Oriente” per nuove e rivoluzionarie scoperte.

Perché tutti stanno parlando della “Pompei d’Oriente”? La scoperta a Shahr-i Sokhta

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6000 anni fa questa città rappresentava il punto di incontro con diverse civiltà; una sorta di melting pot asiatico ante litteram. La cooperazione sul sito archeologico tra Italia ed Iran la rende ancora oggi un ponte di collegamento tra culture diverse. Un rapporto che affonda le sue radici fin dalla fine degli anni ’60 ma che si è rinforzato dal 2016 con una nuova collaborazione.

“Questo lavoro va avanti sin dal 1997 ma nel 2015 volevamo allargare e dare più importanza ai lavori. – Ha dichiarato Seyyed Mansur Seyyed Sajjadi dell’Iranian Center for Archaeological Research. Direttore del progetto archeologico di Shahr-i Sokhta e Dahan-ye Qolaman dal 1997, Sajjadi continua – Era bene avere dei collaboratori anche non iraniani, perciò, dopo varie indagini, abbiamo pensato all’Università del Salento come il luogo più adatto per il lavoro. Abbiamo quindi invitato il professor Enrico Ascalone e i suoi collaboratori a venire a partecipare agli scavi ed alle indagini che si fanno. Fortunatamente il risultato è stato splendido.”

I recenti scavi hanno permesso di portare alla luce nuove e rivoluzionarie scoperte, che attestano il ruolo fondamentale avuto dalla città durante l’Età del Bronzo.

“La ricerca ha portato alla luce nuove evidenze sulla formazione proto-statale dell’Iran Orientale dell’Età del Bronzo. – ha dichiarato professor Enrico Ascalone direttore degli scavi – Siamo riusciti a stilare una nuova griglia cronologica che cambia in modo piuttosto deciso le proposte precedenti. Abbiamo rinvenuto delle proto-tavolette in argilla con annotazioni numeriche, che aprono nuovi scenari sulle formazioni complesse delle società dell’Iran orientale tra la fine del quarto millennio e tutto il terzo millennio a.C.”

Una scoperta rivoluzionaria, perché spostare di tre/quattro secoli le nuove cronologie di Shahr-i Shakta vuol dire rimettere in discussione le conoscenze fino ad oggi note sui rapporti relazionali tra le quattro grandi civiltà fluviali del Medio Oriente: quella dell’Oxus, della Valle dell’Indo, di Jiroft e quella mesopotamica.

Nel 2021 l’archeologia continua a rivestire un ruolo fondamentale nel percorso di conoscenza della nostra storia e della nostra evoluzione.

Crediti foto@Ufficio stampa Hf4