(Adnkronos) –
“Il nuovo farmaco biologico per la cura dell’ipercolesterolemia basato sui siRna blocca la sintesi di una specifica proteina che può determinare la patologia. Per noi cardiologi è un’innovazione straordinaria perché consente di controllare in maniera molto efficace i livelli plasmatici del colesterolo Ldl riducendo il colesterolo ‘cattivo’, e allo stesso tempo il rischio cardiovascolare che al colesterolo Ldl è direttamente correlato. Un passo avanti importante”. Lo ha detto Furio Colivicchi, presidente dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco), intervenendo alla conferenza stampa organizzata a Roma da Novartis Italia per annunciare l’approvazione da parte di Aifa del nuovo farmaco biologico inclisiran, trattamento in grado di dimezzare i livelli di colesterolo cattivo.  

“Con solo due somministrazioni l’anno – sottolinea Colivicchi – permette di assicurare quell’aderenza alla prescrizione che, per chi assume molte terapie e per tanti anni, è molto difficile da mantenere. Considerato che i livelli di colesterolo Ldl sono direttamente collegati al rischio di andare incontro a infarti e ictus, pensiamo possa cambiare il destino di molti pazienti”.  

Sull’identikit del paziente tipo con ipercolesterolemia, Colivicchi spiega: “Noi cardiologi suddividiamo i pazienti per categorie di rischio. Il rischio è la probabilità che il paziente ha di andare incontro ad un evento cardiovascolare avverso (infarto, ictus, in alcuni casi morte improvvisa) in rapporto alle sue caratteristiche cliniche generali. Ci sono i soggetti a rischio molto elevato, ovvero tutti coloro che hanno già avuto un infarto, un ictus e hanno dovuto fare un’angioplastica. Quindi persone che nel 50% dei casi nei 10 anni successivi all’osservazione possono avere ulteriori incidenti di percorso”. Poi ci sono i soggetti “a rischio elevato, quindi quelli a rischio moderato e a rischio più contenuto. Per ognuno l’intervento deve essere personalizzato – evidenzia l’esperto – Ogni singolo paziente ha infatti un livello di colesterolo, di pressione, di glicemia, e più in generale un pacchetto di farmaci che spesso deve assumere, che devono essere ritagliati sul suo profilo clinico. Questa è una decisione che viene assunta dal cardiologo quando visita il paziente e ne ha valutato tutte le caratteristiche”.  

“Le linee guida ci dicono come personalizzare l’intervento. In generale – precisa il presidente Anmco – sappiamo che se il rischio è molto elevato, per un soggetto che ha avuto già un infarto dovremo avere un doppio obiettivo: ridurre il colesterolo cattivo di almeno il 50% e al tempo stesso raggiungere livelli di colesterolemia Ldl inferiori ai 55 mg/dl. Per altre categorie di rischio gli obiettivi sono meno ambiziosi. Questo lo può fare il cardiologo con le armi a disposizione, ormai sempre più personalizzate”.