Il decreto Natale 2020? “E’ tutto necessario, sia chiaro. Ma comprendo che le persone siano un po’ disorientate dai continui cambi di passo a breve distanza di tempo”. Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano e docente dell’università Vita-Salute, pensa all’alternanza di zona rossa-arancione, prevista per intensificare le restrizioni a ridosso dei giorni di Natale e Capodanno e sorride: “Io sono un debole daltonico, che quindi con i rossi, gli arancioni e i gialli non si trova tanto bene”, ironizza. Ma al tempo stesso precisa all’Adnkronos Salute: “Delle misure per provare a mettere in sicurezza la situazione dai rischi delle Festività ci volevano. Perché le cose sul fronte Covid-19 non stanno andando benissimo come si sperava”, ammette. 

“Certo non va neanche così male ma ci si aspettava una riduzione più consistente dei contagi, si sperava di mettersi in sicurezza in prospettiva delle vacanze di Natale. Quindi la sostanza del provvedimento la comprendo e, anche se con dolore, la giustifico”.  

C’è un dispiacere di fondo, aggiunge l’esperto: “Tutto questo vuol dire che le misure prese prima non erano sufficienti. Forse si è stati un po’ timidi. C’è da dire che è così in tutta Europa. Non è che la situazione italiana sia differente da quella europea, basti guardare alla Francia, all’Austria, alla Germania stessa. Nessuno si sente al sicuro e c’è il timore che ci sia la ripartenza dei contagi proprio nel momento in cui si sta raggiungendo il traguardo di iniziare la vaccinazione”.  

“Difficile” vestire i panni dei decisori politici in questa situazione, ammette Clementi. “Ma qualcosa di restrittivo purtroppo andava fatto. Quello che un po’ disorienta è che tutte le volte” il provvedimento a cui si approda “sembra una via di mezzo tra ciò che servirebbe e ciò che per motivi anche un po’ politici, pur comprensibili, si decide. E’ chiaro che le misure anti Covid portano un danno economico. Pensiamo ai ristoratori, ai negozi, che in questo periodo dell’anno di solito hanno incassi notevoli. Il problema però c’è a prescindere: adesso dobbiamo uscire da questa situazione, arrivare al vaccino e affrontare la prossima estate, speriamo, in maniera diversa”. 

 

“Noi ci dobbiamo ancora arrivare in un porto sicuro. E non ci arriveremo il 27 dicembre, data simbolica in cui si comincerà a fare qualche vaccinazione”, la campagna di immunizzazione ci metterà dei mesi ovviamente. “E quindi bisogna cercare di non affondare” nel frattempo. “Usciamo da questa situazione. Evitiamo una nuova risalita esponenziale dei contagi. E’ decisivo”, rimarca Clementi, definendo traguardi importanti “quelli che si stanno raggiungendo” sul fronte vaccini. 

Il riferimento è alla buona notizia arrivata dagli Usa, e cioè che un secondo vaccino, quello di Moderna, ha ottenuto dalla Fda l’autorizzazione all’uso di emergenza. “Questo è molto importante – commenta Clementi – Il vaccino Moderna ha solo una piccola differenza nella presenza di una proteina rispetto a quello di Pfizer e ha sostanzialmente la stessa efficacia. Quindi aiuterà moltissimo perché aumenterà la disponibilità” di iniezioni scudo “nel mondo. E la logistica per questo vaccino è facilitata dal fatto che si conserva a -20 gradi. Anche se i -80 necessari per il prodotto scudo di Pfizer/BionTech non devono essere un limite, siamo nel 2020”. 

Bene anche la decisione dell’Agenzia europea del farmaco di anticipare la riunione del proprio comitato al 21 dicembre per arrivare il più rapidamente possibile a un via libera”, prima per il vaccino Pfizer e poi pure per Moderna. “Era indispensabile che l’Ema anticipasse – conclude Clementi – Non si capisce perché rallentare un processo che in tutto il mondo era già partito”.