(Adnkronos) – Nella “ricerca sanitaria pubblica c’è tanta eccellenza ma anche tanta precarieta”. E’ l’appello che lancia l’Associazione ricercatori in sanità – Italia (Arsi) denunciando le anomali del Pnrs, il Programma nazionale della ricerca sanitaria. “La stabilizzazione dei ricercatori deve passare dal ministero della Salute, aspettiamo un incontro con Speranza”, affermano i vertici dell’associazione all’Adnkronos Salute che annunciano “altre forme di protesta dopo le manifestazioni con i camici stesi organizzate lo scorso 14 febbraio”.  

“Negli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) e negli Istituti zooprofilattici sperimentali (Izs) pubblici, gli Istituti di ricerca sanitaria/biomedica afferenti al ministero della Salute, lavorano 1600 professionisti tra ricercatori e collaboratori alla ricerca che, a fine 2019, sono stati inquadrati con contratti a tempo determinato nel percorso noto come ‘Piramide della Ricerca’ ricorda l’associazione – Tale percorso, articolato in contratti 5+5 anni che protraggono il precariato storico della ricerca sanitaria pubblica, è privo di un ingresso automatico nel Ssn al suo termine ed è applicato a personale con un’anzianità media di servizio di 10 anni”.  

“L’assenza del riconoscimento del pregresso lavorativo e di prospettive ha fatto sì che, nei primi due anni di applicazione della Piramide della Ricerca, l’abbandono abbia già raggiunto in alcuni Istituti il 50% del personale (media nazionale abbandono: 20%), con gravissime ripercussioni – avvertono i ricercatori – sulla continuità delle attività (anche di lotta contro il Covid) e la perdita di un know-how importantissimo per l’innovazione della sanità pubblica”. La stabilizzazione in Sanità prevista dall’articolo 92 della legge di Bilancio 2022 ha escluso tale personale di ricerca Irccs-Izs e dai primi documenti del Programma nazionale di ricerca sanitaria, “non vi è traccia di una soluzione al precariato storico della ricerca sanitaria pubblica”, rimarcano. 

L’Arsi “chiede un immediato intervento affinché nel Pnrs vengano inserite le dotazioni organiche della Ricerca e si proceda subito alla stabilizzazione a tempo indeterminato del personale storico della ricerca, ponendo fine all’attuale precariato, che risulta in netto contrasto con la Direttiva europea 1999/70 sull’utilizzo dei contratti a termine”.