Il Messaggero

Coronavirus, quanto è reale il legame con la malattia di Kawasaki?

Dopo il boom registrato a Bergamo e in Gran Bretagna di casi di bambini con infiammazione simile alla malattia di Kawasaki (la vasculite), è emersa l’ipotesi di un legame, ancora da studiare, con il Coronavirus: quali sono i sintomi di questa sindrome e cosa dice l’OMS a riguardo

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Malattia di Kawasaki e Coronavirus: strani casi a Bergamo

Il reumatologo Verdoni dell’ospedale bergamasco ha fatto sapere che in poche settimane si sono registrati tanti casi quanti quelli avvenuti negli ultimi 3 anni. Da qui – e dall’emergere di una situazione molto simile verificatasi in Inghilterra – l’ipotesi di una correlazione tra malattia di Kawasaki e Covid-19

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Malattia di Kawasaki e Coronavirus, la posizione dell'OMS

L’OMS frena e parla di condizione rara, intorno all’1%:

“Sappiamo del piccolo numero di bambini che hanno subito una risposta infiammatoria simile alla sindrome di Kawasaki – ha dichiarato Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico per il coronavirus dell’Oms, in conferenza stampa a Ginevra -: è successo in uno o due paesi ed è una condizione molto rara. Ma stiamo esaminando la situazione insieme al nostro network di clinici”.

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Sintomi della malattia di Kawasaki: i più comuni tra i bambini

Attenzione ai sintomi, alcuni sono piuttosto simili: la sindrome si manifesta infatti come una infiammazione dei vasi sanguigni, spesso guarisce da sola, ma il decorso della malattia varia molto da paziente a paziente. I sintomi più evidenti e comuni sono febbre da almeno 5 giorni, rash cutanei, congiuntivite bilaterale

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Sintomi della malattia di Kawasaki: a cosa prestare attenzione

Inoltre possiamo assistere a arrossamento delle palme di mani e piedi, alterazioni delle labbra, lingua e cavo orale e ingrossamento delle ghiandole linfatiche; talvolta la malattia di Kawasaki si accompagna a irritabilità, vomito, diarrea o insufficienza cardiaca.

 

Coronavirus: arriverà ogni anno, la tragica previsione degli esperti

L’ultimo monito proveniente dalla Cina, riportato dall’AGI, riguarda la concreta e preoccupante possibilità che il Coronavirus non sparisca definitivamente questa estate, ma torni ogni anno.

Jin Qi, direttore dell’Istituto di Biologia patogena dell’Accademia cinese delle Scienze Mediche ha riferito infatti:

“La difficoltà principale di questo ceppo riguarda i portatori sani, o asintomatici, che rendono estremamente arduo individuare e contenere la diffusione del virus, mentre con la Sars di 17 anni fa le persone si ammalavano gravemente, una volta individuati i focolai è stato relativamente più semplice contenere la gravità della situazione”

Antthony Fauci ha confermato:

“Il COVID-19, che ad oggi ha contagiato più di tre milioni di persone e causato oltre 210 mila decessi, diventerà un problema stagionale

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