Al Teatro Vascello è andato in scena “Delirio a due”, co-prodotto dalla Compagnia Mauri Sturno con la regia di Fabio Galadini.

Un lui e una lei, sono talmente presi dai loro litigi, da non rendersi conto che fuori casa è scoppiata la guerra. Le bombe incominciano a entrare in casa, la distruggono. Lui e lei continuano a litigare, sospesi, mentre intorno a loro si vince e si perde, si muore e si suonano fanfare di vittoria.

Era il 1962 quando Eugene Ionesco, uno dei drammaturghi più grandi del secolo scorso, diede al mondo “Delirio a due”.

Un testo forse inizialmente non compreso a pieno, ma che ha svelato la sua grandezza nelle successive messe in scena che ne hanno esaltato la profondità, riportandolo all’attenzione del pubblico più attento.

Nato dalla creatività del drammaturgo in piena guerra fredda e confusione di ideali, tra esasperazioni e nuovi ordini sociali, “Delirio a due” rappresenta uno spaccato di quel periodo storico, ma appare tragicamente attuale, oggi, nella messa in scena del regista Fabio Galadini con la co-produzione della Compagnia Mauri Sturno.

Se quella di portare in scena a Roma nel 2019 un testo così complesso è sicuramente audace, data la nuova situazione della fruizione teatrale e dei gusti del pubblico… sicuramente si tratta di una battaglia vinta, data la risposta degli spettatori che hanno affollato il Teatro Vascello ogni sera.

Valentina Morini e Fabio Galadini, in questa versione della piece di Ionesco, reggono perfettamente il palco senza abbandonare mai la concentrazione e tenendo il pubblico stretto alle sedie dal primo all’ultimo minuto.

Lo spettacolo struttura, infatti, un climax in cui, se inizialmente appare una classica situazione da salotto borghese, alla fine si svela in tutto il suo paradosso da teatro dell’assurdo, aprendosi a riflessioni di grande portata sulla vita e la morte, la giustizia e l’ingiustizia, il bene e il male.