Benché la situazione non sia ancora del tutto chiara, i ricercatori hanno notato che un qualche legame tra Alzheimer e qualità del sonno esiste. Ecco quale

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Non si sa mai abbastanza dell’Alzheimer. È infatti una di quelle malattie che possiamo definire misteriose, dal momento che non sono ancora noti tutti i meccanismi che causano la sua insorgenza. Questo non vuol dire che la scienza non abbia fatto ipotesi e non abbia alcuni punti fermi in mano da cui partire. A tal proposito, anzi, c’è una recente scoperta che riguarda i disturbi del sonno. Nello specifico, un cattivo sonno sarebbe in grado di accelerare la comparsa e il peggioramento dei sintomi.

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Lo studio

Un nuovo studio, come riporta il sito Greenme.it, ha scoperto che le placche proteiche associate al morbo di Alzheimer possono accumularsi nel cervello se il sonno viene interrotto, perché questo colpisce le cellule che normalmente le distruggono. Il sistema immunitario può rimuovere le placche proteiche nel cervello associate al morbo di Alzheimer, e a influenzare questo meccanismo potrebbe essere la perdita di sonno.

Da tempo i medici hanno osservato che le persone con l’Alzheimer hanno disturbi del sonno e interruzione del ritmo circadiano. Al momento però non è chiaro in che misura questa interruzione possa essere una causa della condizione stessa.

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Alzheimer e sonno, qual è il nesso?

I ricercatori hanno scoperto un possibile meccanismo attraverso il quale le placche di amiloide-beta, che si trovano in gran numero nel cervello delle persone con Alzheimer, potrebbero essere correlate al sonno. Essi pensano che le placche vengano rimosse dai macrofagi, cellule immunitarie che distruggono il materiale estraneo, secondo i ritmi quotidiani del corpo.

L’accumulo di placche di amiloide-beta aumenta e diminuisce nei cervelli sani, ma questa oscillazione può interrompersi quando le persone invecchiano, portando alla formazione di più placche.

Per ora non si sa ancora se le placche di amiloide-beta siano una causa o un sintomo dell’Alzheimer. Quel che si sa è che il loro accumulo è un fattore di rischio per la malattia. Circostanza, questa, che ci ricorda l‘importanza dei ritmi circadiani e quindi di una buona qualità del sonno.

Foto: Shutterstock