Un recente studio norvegese ha indagato i rapporti tra caffè e colesterolo, scoprendo che molto dipenderebbe dal tipo di caffè che si assume.

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Quale relazione c’è tra caffè e colesterolo? Il caffè è una bevanda molto apprezzata un po’ in tutto il mondo. Soprattutto al mattino, è difficile trovare qualcuno che si tiri indietro davanti a una tazzina di questa prelibatezza. Eppure uno studio norvegese spiega che a seconda del tipo di caffè che beviamo possiamo andare incontro ad un aumento dei livelli di colesterolo.

Non solo: la correlazione tra caffè e colesterolo è influenzata anche dal genere di appartenenza. A seconda che siamo uomini o donne, quindi, questa bevanda incide in misura diversa sul nostro colesterolo.

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Lo studio norvegese

Gli studiosi hanno preso in esame oltre 20mila adulti sopra i 40 anni dividendoli in diversi gruppi a seconda di quanti e quali caffè bevessero al giorno. I risultati sono apparsi sulla rivista scientifica British Medical Journal.

Che cosa è emerso in merito a questo studio su caffè e colesterolo? Che bere 3-5 tazze al giorno di espresso aumenta in modo considerevole il colesterolo nel sangue, soprattutto negli uomini. Sei o più tazze di moka fanno crescere i livelli di colesterolo, in modo del tutto simile tra i due sessi.

E ancora: sei o più tazzine di caffè all’americana ogni giorno, come riporta Ok-salute.it, alza il colesterolo di 1 decimo di punto tra le donne, ma non tra gli uomini. Quello istantaneo alza i livelli di colesterolo in entrambi i sessi, indipendentemente dal numero di tazze assunte.

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I limiti della ricerca su caffè e colesterolo

Tale ricerca ha però dei limiti: come prima cosa non si fa riferimento alle dimensioni della tazza. Questo può fare la differenza perché in alcuni Paesi si usano tazze ben più grandi delle tazzine a cui pensiamo noi Italiani.

Non sono stati tenuti in conto altri fattori importanti, come l’aggiunta di latte, panna o zucchero, e lo stile di vita dei partecipanti allo studio. Ecco perché prima di trarre conclusioni definitive bisogna fare ancora ricerche più specifiche.

Foto: Shutterstock