La frequenza degli eventi sismici nel territorio del Vesuvio e la loro possibile correlazione con la recente attività: cosa fare di fronte ad un’eruzione? Le norme della Protezione Civile sono tante: attenzione all’acqua di rubinetto.

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Nel mese di marzo, sono stati registrati centinaia di eventi sismici di bassa magnitudo nella zona del Vesuvio, spesso non percepiti dalla popolazione, seguiti occasionalmente da eventi di maggiore energia, come l’ultimo di questi giorni, che ha fatto registrare magnitudo 2.8.

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L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha commentato l’attività sismica registrata in queste ore nella zona del vulcano, precisando che si tratta di una caratteristica normale per un vulcano attivo come il nostro. Questa attività è indipendente da quella nei Campi Flegrei, poiché segue una dinamica diversa.

Eventi come quello dell’11 marzo 2024 sono più rari e solitamente isolati, avvengono al di fuori dell’asse craterico e a profondità maggiori. Sono probabilmente legati a una riattivazione locale delle faglie nel basamento vulcanico.

I rischi che corre l’Italia

Le recenti scosse di terremoto a Napoli hanno riportato al centro dell’attenzione la questione dei Campi Flegrei, suscitando un legittimo timore per ciò che potrebbe accadere e per cosa fare in caso di eruzione vulcanica del supervulcano o addirittura del Vesuvio.

L’Italia, insieme all’Islanda, vanta la più grande concentrazione di vulcani attivi in Europa ed è uno dei paesi più densamente popolati esposti a rischio vulcanico nel mondo. Le zone vulcaniche dell’Italia meridionale ospitano vulcani attivi o potenzialmente attivi, ognuno con il suo grado di pericolosità. In queste aree, è fondamentale essere informati sul piano d’emergenza del proprio comune e seguire le direttive delle autorità di protezione civile in caso di eruzione, compresa l’eventuale evacuazione.

Eruzione vulcanica: cosa fare e come comportarsi

Durante le situazioni di crisi, è comune che circolino notizie errate o addirittura fake news che possono ostacolare gli sforzi di soccorso. Pertanto, è essenziale fare affidamento esclusivamente sulle informazioni fornite dalle autorità di protezione civile attraverso radio, televisione, stampa, internet e numeri verdi dedicati.

Innanzitutto, in caso di eruzione, è importante rispettare rigorosamente i divieti di accesso alle zone interessate. Avvicinarsi alle aree crateriche è pericoloso anche in assenza di attività eruttiva, poiché fenomeni esplosivi improvvisi o emissioni di gas sono sempre possibili.

Per coloro che vivono nelle “zone rosse“, l’allontanamento preventivo è l’unico mezzo di protezione. Anche gli edifici, infatti, non sono in grado di offrire un rifugio sicuro. Le operazioni di evacuazione durano generalmente tre giorni (72 ore) dalla fase operativa di allarme, ma va sottolineato che l’attivazione di questa fase non implica necessariamente un’eruzione imminente.

L’accesso all’area rimane comunque vietato fino a ulteriori comunicazioni da parte delle autorità di protezione civile. Nel caso delle “zone gialle,” che sono esposte alla ricaduta di lapilli e ceneri vulcaniche, l’eventualità di un’evacuazione viene valutata in base alla direzione dei venti e all’entità dell’eruzione in corso. L’accumulo eccessivo di ceneri potrebbe causare il collasso dei tetti.

Eruzione: attenzione all’acqua. Come comportarsi

Oltre a queste misure di sicurezza, è importante ricordarsi anche delle norme diramate dalla Protezione Civile relative all’uso dell’acqua. Anche chi vive nelle “zone gialle” deve rispettarle, poiché non farlo costituisce una potenziale minaccia per la salute e la sicurezza.

Prima di bere l’acqua dal rubinetto, è fondamentale assicurarsi che non ci siano ordinanze o avvisi comunali che ne vietino il consumo. Inoltre, è indispensabile lavare accuratamente tutti gli alimenti che sono entrati in contatto con le ceneri vulcaniche, per garantire che non vi siano residui dannosi.

Photo Credits: Kikapress